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Toscana del Dott. Redi; nel vol. VI i più spiritosi Apologhi del la Fontaine veneziano Francesco Gritti; nel vol. VII altro componimento dello stesso Gritti, il Brigliadoro, ch'è una favola brillantissima; nel vol. VIII alcune Poesie di Pietro Buratti, poesìe vere e non rime; nel vol. IX varie Barzellette di Carlo Goldoni, inserite per rispetto al nome di questo veneziano grand'uomo; nel vol. X le Poesie Satiriche dell'Ab. Labia, che tenea fra le dita le penne di Giovenale e di Persio; nel vol. XI una Scelta di pregevolissime Rime di vari Autori o estinti o viventi; e nel vol. XII ed ultimo altra Scelta di quelle Rime di vari Scrittori, a' quali piacque di adottare uno stile basso e dimesso onde meglio d'ogni altro servire al popolare trattenimento.

Con i quattordici Volumetti sin qui descrittivi si compie la mia serie del Parnaso Lirico del dialetto veneziano, da cui rimanendo escluse alcune opere moderne di lunga lena, giovami farvi almeno un cenno anche intorno ad esse, onde giudicare possiate sin a qual grado siasi fra noi esteso questo ramo di amena e propriamente nazionale letteratura. I due più grandi Poemi del mondo (e ciò sia per questa volta con buona pace del vostro divino Milton) l'Iliade e la Gerusalemme furono felicemente travolti nel veneto dialetto, il primo sotto il titolo di Omero in Lombardia dall'Ab. Francesco Boaretti, il secondo sotto il titolo del Tasso alla Barcaruola da Francesco Mondini. Voi conoscete molto bene le Poesie Maccaroniche di Merlin Cocai, e queste pure furono rivestite alla foggia veneziana per opera di certo Lodovico Pipperi, lavoro che non ha mai veduto la luce, ma che si possede dall'egregio patrizio veneto Antonio da Ponte. Anche i leggiadri Canti di Bertoldo, Bertoldino e Cacasseno, scritti da vari Bolognesi, ebbero una trasformazione alla veneziana, pubblicatasi poco dopo la metà del secolo scorso; nè tra i Poemi eroi-comici va taciuto lo Scaramuzza, fatica onorevole di Giambattista Bada vivente. Molto esteso è eziandio il numero delle opere vernacole nella Drammaturgia, e troppo poi è stato ed è tuttavìa quello de' componimenti erotici e libertini. Il Baffo veneziano fu poeta eccellente, e ci restano inedite molte sue opere, oltre a quelle delle quali si è fatto indegno uso con istampe alla macchia.

Per le cose tutte sin cui esposte sembrami di avervi accennato quanto occorrere possa per conoscere alla sfuggita la valentìa di alcuni ingegni fuori di questi lidi non noti. Ardisco promettermi che voi farete plauso al proponimento mio di toglierli dall'oscurità, e di raccomandarli perfino a codeste vostre illuminate contrade. Resta che per facilitarvi la piena loro intelligenza io aggiunga qualche canone grammaticale, e questo lo troverete segnato ne' pochi versi seguenti dall'Autore del Bertoldo Veneziano indirizzati al Proto di una Stamperìa. Queste pochissime ottave bastano per insegnare a bene scrivere, e a bene leggere il veneziano dialetto:

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