Pagina:Raccolta di poesie in dialetto veneziano 1845.djvu/506

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(46) Elze, egli è.

(47) Ramella, ramicelli.

(48) Madassa, matassa.

(49) Iaze, giace.

(50) Axlo, Asolo.

(51) Paziza, errore dell'originate, si legga patiza cioè pateggia.

(52) Trepa, in vernacolo trepo, che significa unione, e talvolta inganno.

(53) Vermochane, vermocane, parola toscana.

(54) Fradi, fratello; chiala, guarda, da chialar, guardare; parole friulane.

(55) Nissum non li va suto, nessuno va esente.

(56) Pagi el schoto, pagar lo scoto, modo di dire toscano.

(57) Chodier, codiere, quello che va in coda, ultimo. Voce, che si potrebbe aggiugnere a l vocabolario della crusca del Cesari, ove trovasi solo codiatore.

(58) Rexe, rese, rendette.

(59) Miore, migliore.

(60) Priexia, fretta; in pressa nell'odierno dialetto veneziano.

(61) Landriano mare, il mare Adriatico.

(62) Puiexi, Griegi, Ceziliani, pugliesi, greci, siciliani.

(63) E de Tuschana. Questo verso conferma ciò che altri scrittori affermano, che i toscani portarono in Venezia l'arte di far drappi di seta; spezialmente i lucchesi qui la recarono. Vedi le Inscrizioni veneziane del Cicogna vol. I, ove parla della chiesa di S. M. dei Servi.

(64) Chatellani, catalani. Da questo verso rilevasi, come nel 1420 Venezia ritraeva il grano anche dalla Spagna, che ora da quì ne ritira.

(65) Rimano, Fam e Zexena, Rimini, Fano e Cesena.

(66) Ribuole, ribole, vino eccellente, così forse detto perchè bolle due volte.

(67) Puone, ne può.

(68) Formai, formaggio.

(69) Bixi, piselli.

(70) Verle, verle è nome volgare indicante una varieta di ciliege.

(71) Le fige fresche darbe, i fichi freschi d'Arbe in Dalmazia.

(72) Ostrege desboba, ostriche di Sdoba. La Sdoba è un ramo dell'Isonzo, che mette in mare poco lungi da Aquileja.

(73) Boba, boga, pesce di mare del genere degli spari.

(74) Oxele, uccelli.

(75) Leffete, l'effetto.

(76) Che Dio mixerere; modo di dire toscano.

(77) Parla l'autore delle galee veneziane mercantile, che si mandavano nelle Fiandre, a Barutti, ed in Alessandria.

(78) Bacharini, bagarini, voce che in vernacolo suona fanciulli, e così l'autore chiama i marinai.

(79) Si la conventa, così la conventa; così la raduna nella galera. Nel vocabolario del Cesari vi è conventare nel senso di ascrivere nell'adunanza de' dottori; e qui è posto in senso più esteso, che è quello di unire una cosa in un luogo.

(80) Zoe de spizaria, cioe spezieria. Quì l'autore fa la enumerazione delle diverse droghe, che si comperavano nel Levante.

(81) Questi due versi confermano che all'epoca del 1400 si coltivava, e fabbricavasi in Sicilia lo succhero; notizia anche da altri autori riportata.

(82) Verso Valenza. I tessitori veneti di drappi di lana andavano a provvedersi in Ispagna delle migliori lane, conosciute ora sotto il nome di merinos.

(83) Si schriza, si scherza.

(84) Raine de gran continate, regine nate di gran corti.

(85) Antixi, antichi.

(86) Bixi, quì una tal voce vuolsi intendere per bissi panni-lini nobilissimi.

(87) Nell'anno 1420 al 22 maggio alle ore 12 dice l'autore d'avere compiuto questo suo lavoro.

(88) Galie, quì si intende per guancie, ma è voce anche in vernacolo fuori d'uso.

(89) Dalaora, sorte di mannaia, stromento noto fra gli operai dell'arsenale.

(90) Signoria, intendesi quì la repubblica di Venezia.

(91) La regata, gara di barche; spettacolo popolare in Venezia, che invita il concorso di nazionali e forestieri, e che mercè le provide cure del Municipio rinovasi ora annualmente.

(92) Il testo dice guerra vostra, che si stimò più relativo di cambiare in gloria vostra.

A pag. 92, Sonetto IV. Angelo Querini patrizio veneto, figliuolo di Lauro, nel 1761-62 era Avvogador del Comune quando sopra ricorso di una
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