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Pagina:Poesie e satire di Pietro Buratti veneziano.pdf/266

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ANNOTAZIONI

1. La mia educazione era pienamente devoluta alla madre, giacchè le cure altissime del commercio, allora assai florido, assorbivano tutta la mente del padre. Nel Codice rigoroso della signora Vittoria v'era una legge terribile, che astraendo pietosa da qualunque bisogno fisico non permetteva al povero Poeta in erba che di sortir di casa il giovedì dopo pranzo per un'ora e mezza o due al più, accompagnato da un pedagogo ridicolo di nome Don Patrizio.

2 Cioè al Casino della Procuratessa Mocenigo che tiene ancora società la festa nello stesso luogo, per la maggior parte composta di nobili Veneziani.

3. S'allude a certe maniere infantili sue proprie.

4. Moglie del Procurator Mocenigo celebre per i suoi vizj, e per una testa Leonina che metteva spavento.

5. I gentiluomini Veneziani si guardavano a quell'epoca dai privati come esseri composti d'un altra creta; e la signora Vittoria peccava in questo di superstizione.

6. La Dama gentilmente voleva che prendessi posto alla finestra per godere il passaggio della Piazza.

7. L'amor per il bel sesso crebbe nel Poeta in ragione inversa al genio per le anticaglie che voleva ispirargli la Madre.

8. Apostrofe alla contessa Mangilli allora sposa e bellissima giovane.

9. Le tante volte mi ho sentito ripetere che siamo parenti con la Contessa Mangilli; ma non venni mai a capo di riconoscerne il grado, e lo tengo per un pio desiderio della buona defunta, cui prego pace di cuore ad onta delle tante noie che accompagnarono la mia prima educazione.

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