Pagina:Poesie e satire di Pietro Buratti veneziano.pdf/176

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promessa, e seppe che il Canestrari contento d'averne scarabocchiate alcune stroffe, andava leggendole al terzo al quarto come uno sforzo il più sublime dell'arte. Nel frattempo il veronese decorato in corte dal Duca del titolo di Gran Bastaso fe ritorno alla sua patria, deludendo l'espettazione dell'autore che reduce a Venezia gli scrisse per dargli a conoscere il suo giusto rissentimento. Con questa indicazione preliminare potrà il lettore mettersi al fatto dell'argomento, ma come ciò non basta per l'intelligenza del resto, così vien rimesso alle note parziali cui avrà la pazienza di tener dietro.


Lettera al gran Bastaso.


Dopo aver più d'un mese, 1
     Co so Pare, e coj Fradei
     Calcolà prodoti e spese
     Del negozio de penei,
Dopo averghe fato el quadro
     De quel bravo soventor 2
     Che a l'epiteto de ladro 3
     S'à sentio una bota al cuor,
Dopo aver col pentimento
     (Sempre belo in zoventù) 4
     Dà solene zuramento
     D'esser bon de non far più,
Tornà in corte el Piavoloto 5
     Manda in pressa un per de basi
     A quel bravo culo roto
     Scielto capo dei Bastasi 6

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