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NOTA PRELIMINARE
Giudizio imparziale sull'anedoto di Palfi con la Marietta.

Il poeta fu accusato da Polo Foscarini uno dei due mantenitori di aver voluto nella precedente composizione far la corte al Principe Palfi, come s'egli fosse un poeta scroccone e venduto. Per il che se ne affronta, e monta nelle collere a segno di sdegnare il vernacolo, e di tentar questa volta un tuono più lirico.

Vi è in Venezia una certa compagnia di pazzi denominata Corte Busonica presidiata da un Duca, e decorata di titoli, di cariche, e d'impieghi. Il gran sicario uno dei primi posti era nel momento esercitato dallo stesso Polo Foscarini, circostanza necessaria a sapersi per intendere lo scherzo del poeta sul proposito, chi scrisse la Satira di Palfi fu un certo Previtali nativo di Gorizia poeta da Teatro, uomo di talenti non comuni, ma piutosto sfortunato nelle sue composizioni perchè già non abbastanza favorite dalle muse.

Per intendere la stroffa decima terza

E chi ancora serba in mente
Quel famoso un altro Tè.

bisogna sapere che in un coro d'opera seria rappresentata alla Fenice l'anno precedente, egli si era permessa la frase del tutto nuova ― Donaci un'altro Tè. Arbitrio che fece ridere i meno scrupolosi. Battezzato da questo bravo galantuomo, in una seconda composizione di risposta alla mia difesa, per un poetaccio degno di celebrare le vacche, rimò per isbaglio la parola Vacca con Cloaca mostrando con ciò di non saperne assai d'ortografia. Del che mi sono creduto lecito di sferzarlo sonoramente come risulta dall'ultima strofa.


Sospettar per un'istante
     Da un sicario si è potuto
     Ch'io mi fossi da birbante
     Ad un Principe venduto.

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