Pagina:Giornale dell'assedio di Costantinopoli 1453.djvu/3

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Chi anche foglio a foglio abbia letto, non pure negli storici moderni, quanto in Leonardo da Scio, e nei bisantini, presenti, o di poco discosti alla catastrofe dell'impero orientale, troverà tuttavia di che tenere in pregio il giornale, ora mando alla luce. E per certo, tanto è peregrino, ingenuo, e ad ordine particolareggiato il racconto degli avvenimenti ad occhio veduti dal veneto patrizio, che prezioso, e ammirabile, più che gli altri rassembra. — E sebbene di nuovi fatti non sempre abondi la narrativa del Barbaro, e in altri di lieve portata, divarii dagli storici concordi nell'asserire l'opposto, importantissimo, anzi unico vuol essere considerato il Nostro, allorchè prende a trattare dei Veneti, i quali tanto vigorosamente fronteggiarono gli eserciti di Maometto.

Nè vi ha per avventura, chi con particolarità più strette, quanto il Barbaro, si distenda sulle condizioni dei Veneziani, e sulle misure per loro pigliate a respingere da Costantinopoli la piena irruente del Turco, e francheggiarne l'Europa. — Che se la dominatrice dell'Asia, e dell'Europa, per viltà, e sordida avarizia dei greci, per antiche, incancherite discordie civili, e religiose, soggiacque al genio di Maometto, eterna durerà la fama del valore tuttochè sfortunato dei pochi Veneti, i quali tanto valentissima prova vi fecero, nel difenderla. Non intendendo io poi entrare parte a parte nei meriti del presente giornale, accennerò brevemente un fatto solo, e gravissimo, del quale è dubio fra gli storici. Notorio è il modo ambiguo, e coperto dei Genovesi di Pera, per tutto l'assedio; ma non egualmente, la parte da loro avuta nella fallita impresa del veneto Cocco, al quale gli scrittori di quella guerra, osano disputare la gloria di un magnanimo

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