Pagina:Canti pel popolo veneziano.djvu/7

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un monumento diroccato, d'un frantume di colonna, d'una lapide dissotterrata, sparsa di cifre egizie, etrusche, o gotiche; fa inarcare mille ciglia, battere mille cuori, rischiara e conunenta molte e molte pagine di storia.

Ma molte e molte pagine di storia non parlano ai sensi, nè convincono così prontamente come la vista d'un ara antica di recente dissepolta, su cui, roso dalla ruggine, giaccia tuttora il coltello del sacerdote sacrificatore colto, chi sa? dalla rovina del tempio in quella appunto che scannava la vittima! L'occhio lo vede, l'anima è presente alla misteriosa cerimonia, l'osservatore rivive tutto in quella remota età; e l'impressione improntatasi, per tal modo nella mente non si cancella mai più. Questo avviene per quella innegabile preponderanza che hanno mai sempre i fatti sulle parole; perchè la vista è un argomento a cui il più caparbio e riottoso intelletto non può a meno di aggiunger fede.

Sennonchè storie, lapidi, monumenti, non sono cosa per tutti; meno pel volgo propriamente detto. Chi è solito usare la vanga, l'incudine, la sega, trova, senza crescersi fatica, sussidio alla

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