Pagina:Alghe della laguna.djvu/3

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Nina non è dunque morta pensai! Nina vive ancora nei suoi palazzi deserti, nelle sue gondole mute, sui suoi canali minacciati dai fortilizii dell'Austria! Nina aspetta ancora il suo Carnevale, la sua Sensa, il suo Bucintoro, le sue feste notturne, le sue serenate al chiaro di luna, i suoi misteriosi convegni alla Giudecca e a Murano!

Chi sa? Ella resiste ancora ad ogni costo al soldato straniero ed aspetta sul suo pergolo l'alba della redenzione, e la voce del suo fidanzato lontano!

Io la sognavo ora avvolta il pallido viso nella bruna tradizionale mantiglia, ora col capo scoperto, colle trecce voluttuosamente cadenti ornate da un lato di un garofano o di una rosa. Ora mi appariva picchiando la terra col tallone delle ricamate pantofole, come l'Andalusa batte l'una con l'altra le sue castagnete: ora a Chioggia e a Murano arrovesciando sul capo una delle sue bianche e trapunte gonnelle, nascondere le braccia ed il viso, tranne un occhio solo, che bastava a manifestare il secreto del cuore. A Venezia l'incessante alternarsi delle genti e delle mode europee cancellò gran parte di quella fisonomia originale, che distingueva la Veneziana: ma nelle cento isolette che la circondano, come una cintura tempestata di smeraldi e di cammei, nelle due estremità di Santa Marta e di Castello, negli antichi municipj della Dalmazia e dell'Istria, avevo veduto le tracce dell'antico costume, come ci fu conservato dal Tiepolo, dal Piazzetta, dal Canaletto.

E con quei frammenti superstiti ricostruiva la Venezia dei miei pensieri, la Venezia dei secoli scorsi ornata del zibellino ducale e del corno d'oro...

Spesso mi avveniva di sentire tra la folla delle donne fiamminghe, inglesi e francesi il nome di Nina. È sì bello, è sì dolce quel nome, che le straniere ce lo invidiano volentieri. Ma talora non era solamente un nome usurpato. Nina era veramente una Veneziana a me sconosciuta, un'esule forse al pari di me. E chiunque ella fosse, poichè portava il nome di Nina, e parlava il mio idioma materno, io mi sentiva attratto irresistibilmente verso di lei, e l'amava e l'adorava come una santa reliquia dei giorni passati, come un fiore appassito della ghirlanda nuziale, come un'apparizione fantastica della fata Morgana al navigante de' mari lontani, al peregrino che attraversa le sabbie desolate dell'Africa.

Nina! a te, chiunque fossi, ho consacrato i miei versi: i pochi versi che seguono composti pensando a Venezia, e sperando di

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