Testamento de Marin Sanudo

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
Testamento del storico e politico venexian Marin Sanudo (1466-1536)
1533

 Edission original:   

I Diarii di Marino Sanuto, Venezia, Visentini, 1902.

 Fonte:

http://www.liberliber.it/mediateca/libri/s/sanudo/i_diarii/pdf/i_diar_p.pdf

Edission e fonte ▼

(Al tergo):

In nomine Dei eterni amen. Anno ab Incarnatione Domini Nostri Jesu Christi 1533. Indictione septima, die vero quarto mensis septembris; Rivoalti.

Magnificus D. Marinus Sanuto qm. Magnifici D. Leonardi de contrata S. Jacobi de Luprio Venetiarum, sanus, Dei gratia, mente et corpore, praesentavit mihi Hieronymo Canali Venetiarum notario, praesentem cedulam bombycinam clausam et sigillatam; in qua dixit contineri eius testamentum et ultimam voluntatem; rogans me notarium ut in omnem eventum ipsam redigere debeam in formam publici et authentici Testamenti. Interrogatus de interrogandis, et si quid aliud ordinare; respondit se nolle aliud ordinare praeterquam in ipsa cedula continetur.

Io Nicolò Michiel fo de miss. Francesco fui presente alla presentazione de l’incluso Testamento, et in fidem me subscripsi.

Io Zuan Nadal Bon dalle Telle fui presente, ut supra.


(Testo):

Iesus, 1533, adì 4 septembrio. In Veniexia.

Considerando la presente vita esser breve et sotto posta a varij et subitanei pericoli di morte, perhò cadauno proveder doveria talmente et ordinar li fatti soi, che, venendoli alcuna egritudine, più presto atendi a varir il corpo et a curar l’anima soa di peccati commessi, in li qualli siamo in questo mondo pieni et invilupati, ma chi più et chi mancho, e non convenir alhora contaminarsi in ordinar li fatti soi, et far il suo testamento per man di nodaro, qual mal si pol far hessendo dalla egritudine agravato.

Et ben che le leze nostre habbi provisto alla succession, è bon ordinar chiaro el voler suo et ultima voluntà, ancora che mal siano exequite a le fiate; et questo adiviene a quelli che non hanno figlioli legiptimi, come Io per mia iniqua sorte son de quelli; et tante mie fatiche et opere per mi composte convien andar in man aliene! Per tanto, Io Marin Sanudo fo de miss. Lunardo dil confin di San Jacomo de Lorio, per la Dio gratia san dilla mente e dil corpo, fazo il mio testamento di mia man propria; et questo è il quinto testamento ho fatto, qualli tutti li altri ho straziati, et questo darò in man di nodaro, presenti testimonij, aziò, sequita la mia morte, quando alla Divina bontà piacerà, come è il consueto, lo lievi in publicha forma aziò li mei Comessarij adimpischa (che Dio el voglia) quanto qui sotto ordinarò.

Prima. Ricomando al Altissimo Dio l’anima mia, pregando la soa Divina Maiestà non vogli vardar a peccati commessi e non condegni meriti renduti alla soa Divinità, ma mediante la sua summa pietà et misericordia, vogli ch’io sia in locho di salvatione. El corpo mio, dapoi partita l’anima, voglio sia vestito dil habito dila mia scuola di mis. San Zuanne Evangelista, in la qual za molti anni intrai, alla qual scuola lasso ducati diexe.

Item voio ditto mio corpo sia tenuto in caxa mia hore 24, poi justa el consueto portato in chiesia: non si fazi baldachim alcuno, solum uno dopier per capo, et poi sepulto in la chiexia di S. Zacaria, dove era le arche di nostri passadi da cha Sanudo, et sia messo, per adesso, in una cassa di larese impegolata, poi in uno deposito con la † et la mia arma et lettere M. S.; el qual sia messo da la banda di qua di la porta di la chiesia, dove fu sepulto miss. Alvise nostro fradello: né le Monache si fazino renitente a darmi ditto loco, considerando li nostri progenitori haveva nela chiesia vechia una capella, qual la ruinorono per far la chiesia nuova, et ha un bellissimo lasso a la camera de Imprestidi per cha Sanudo, et lì era le nostre arche; et voio in ditta chiesia nel muro sia fato la mia archa, non havendola fatta in vita, sì come di sotto ordinarò.

Item voio sia acompagnato ala sepultura dal Capitolo dela mia contrà, da XX piovani invidati dala mia Scuola, et da XVI Iesuati, ai quali piovani e Iesuati li siano dati soldi XX per uno, e alla Scuola solum XX dopieri; né voglio altri preti, né mansionarij, perché tutto è butà via, ma per honor del mondo bisogna far cussì.

Item lasso mij comessarij et executori della mia ultima voluntà li signori Procuratori de ultra, et miss. Iacomo Corner fo del cl.mo miss. Zorzi cavalier e procurator, et miss. Marco Antonio Venier, signor di Sanguenè, mio nepote, qual sempre ho reputà per fiol, et li ho infinite ubligation; a li qual priego voglj exequir quanto ordinarò qui sotto: et uno di lhoro procuratori mi ha dato la fede di voler exequir fidelmente, e cussì credo farà con il daben sier Antonio di Marsilio lhoro gastaldo, persona integerrima e che merita ogni laude, ancoraché si diga li Procuratori ruina le Comessarie, vedo a nostri tempi, licet siano zoveni, le cose dele Procuratìe venir benissimo governate et spero cussì sarà per l’avenir.

Item voio che in ditta chiesia di San Zacaria, nel muro, o di qua o di là di la porta granda, dove meglio ali mei comessarij parerà, sia fata una archa che habbi dil anticho e di pochisima spexa, perché non curo di pompa, con la mia arma, e di sotto un saxo con il mio epitaphio per mi composto, non l’havendo fato far in vita mia, (che credo di brieve lo farò far) che diga cussì:


NE TU HOC DESPICE QUOD VIDES SEPULCRUM
SEU SIS ADVENA SEU URBANUS
OSSA SUNT HIC SITA
MARINI SANUTI LEONARDI FILII
SENATORIS CLARISSIMI
RERUM ANTIQUARUM INDAGATORIS
HISTORIAE VENETORUM EX PUBLICO DECRETO
SCRIPTORIS SOLERTISSIMI.
HOC VOLUI TE SCIRE NUNC BENE VADE
VALE.
VIXIT ANNIS .... MENSIBUS .... DIEBUS ....
OBIIT ANNO ....


Item lasso che, avanti il corpo sia sepulto, sia dito cinquanta messe in S. Jacomo di Lorio et in San Zacaria per l’anima mia.

Item lasso sia dispensadi a poveri et povere bisognose, con comodità de la mia Comessaria, ducati cinquanta per l’anema de Ixabeta, che mi morì in caxa e mi lassò tutto il suo, recomandandomi l’anima; la qual elimosina, si cussì paresse ali mei Comessarj, saria di darla a mie fie natural Candiana e Biancha, a una o a tutte do, secondo le harano più bisogno.

Item, havendo maridate in vita mia ditte do fie natural, Candiana in sier Zuan Morello et Biancha in sier Anzolo di Grataruoli, ale qual promissi contar ducati 200 per una; et altri in tempi, quanto ali contadi, Zuan Morello ha abuto da mi ducati 192 come apar: ducati 100 per l’instrumento apresso el contrato fato per man dil presente nodaro, ducati 50 in bancho di Capelli, ducati 25 li dete miss. Marco Antonio Venier e ducati 15 apar per do scriti, et ducati 2 havè soa muier, che summano ducati 192. Resta aver ducati 8. (Item ha uto una vestura de raso zallo per dimissoria, mi costò in Geto da Grassim hebreo ducati 20 ½). Vien a restare ducati 8, i qual voio primo et ante omnia li siano dati. Ducati 250 è di Legato di Sanua mia sorella, morto sia miss. Zuan Malipiero fo suo marido, et ducati 250 da poi la mia morte, i qual dieno esser investidi justa il nostro contrato.

Item, sier Anzolo di Grataruoli di ducati 200, tra contadi e cose, ha uto sin questo zorno, tra contadi e cose, ducati 170 come apar per instrumento apresso il contrato fatto per man dil presente nodaro, e li ducati 250 dil legato di Sanua, et 250 da poi la mia morte, li qual dieno esser investidi: et perhò voio non lo havendo pagà in vita, li sia dati primo et ante omnia diti ducati 30 per il resto ut supra.

Item perché ditto Anzolo per uno anno ho tolto in caxa, et mi ha portà molte sue robbe come appar per uno Inventario, perhò voglio tutte ge siano consegnate, e non mescolar el suo cum la povera facultà mia, et confesso haver fato assai: vixo da zentilhomo honoratamente in caxa, pagato le angarie et maridato do fie. Idio di tutto sia laudato.

Item lasso a Anna padoana, qual è stà con mi za zercha anni XX, et al governo mio et dile predite fie, et mi ha servito in la mia longa malatia che avi, sicome li fusse stà padre et proprio fiol et fradello et missier carissimo, non sparagnando giorno et notte, di la qual mi posso molto laudar: a la qual dava al principio di salario ducati 4 al anno, da poi, vedendo la gran faticha la fava, li cresiti, poi la mia malatia, ducati 6 al anno: la qual è di grosso mia creditrize, perché non havea il modo di pagarla, tamen lei non manchava a servirmi: perhò voio, che primo et ante omnia la sia pagata di quanto la diè haver da mi, ala qual fici uno Instrumento di debito, per man di questo nodaro: perhò, fato il conto con lei da quel zorno del Instrumento, e di danari l’haveva auto da poi, come si vederà per li mei libri, del restante voio sia satisfata, la qual è antiana de tutti: l’è vero che voio li sia scanzeladi tre anelli d’oro et do pironi soi che io havè, qual poi io scossi et ge li ditti; et oltra di questo li lasso dil mio ducati diexe, né voio alcun li possi dimandar conto di alcuna cossa.

Item li lasso in vita soa la caxa a san Simion che fo di nostra madre che si ha per l’amor di Dio (è l’altra di sora a Lunardo) et la galde; et za in vita mia li ho dato il posesso dela predita caxa, in la qual lei ha messo una chiamata Fiori, la qual non li paga 0(424); per tanto voio di qua in drio possi star dentro e afitarla a chi li parerà. Item a Justina sua neza qual è za anni 8 mi serve, et promissi a sua madre oltra el salario mandarla, voio l’habbi per il suo salario ducati dodexe de la mia facultà, la qual etiam per esser cosa di merzede è antiana a tutti.

Item voio et ordeno che tutti li mei libri dile Historie et successi di Italia scritte di mia man, che comenza dala venuta di re Carlo di Franza in Italia, che sonno libri ligadi et coperti tutti in uno armario n.° 56, siano dela mia Ill.ma Signoria, da esserli apresentadi per li mei Comessarij, da esser posti dove a lhoro parerano et piacerano, intervenendo li Signori Capi del Conseio di X, dal qual excelso Conseio mi fu dato provision ducati 150 a l’anno; che zuro a Dio è nulla ala grandissima faticha ho auto.

Item voio et ordeno che tutti li altri mei libri a stampa, è nel studio grando da basso, et quelli a penna ch’è in li mei armeri di la mia camera, che sono sin numero più de 6500, i qual mi ha costà assà danari, et è cose bellissime et rare, e molti di lhoro che non si trova, di li qual ho uno Inventario con il precio di quello mi costorono, et quelli hanno la † davanti li venditi a tempo di mei bisogni; perhò voglio tutti per li mei Comessarij siano venduti al publico incanto, et prego essi signor Procuratori overo Gastaldi non butino via ditti libri, maxime quelli a penna, per esser di bellissime cose et mi ha costato assà danari, como tutto si pol veder per ditto Inventario; et quelli sono in cartoni è opere stampade in Alemagna che costano assai: et io fici tanta spexa in libri perché voleva far una libraria in qualche Monastero di frati o in la Libraria di san Marcho lassarne qualche uno, qual Libraria mai tegno si farà; perhò ho mutato pensier e voio siano venduti; li qual libri valeno assà più di quello mi ha costado, per averli comprati con avantazo in tempo di carestia, et haver habuto de quelli bon merchado, perhò missier prè Zuan Batista Egnatio e missier Antonio di Marsilio vedendo l’indice troverà molti esser di far conto, né li butarano via come si suol far.

Item li altri libri scritti di mia mano et potissimum tre libri dila Cronicha di Veniexia per mi composta, e libri tre di Consegli, e tutti altri libri sono in una cassa e uno armario in la mia camera, scritti tutti di mia mano, questi non voglio siano venduti, ma ben fato di quelli uno Inventario, non l’havendo io fatto in vita, et siano posti tutti in una cassa et portati in la Procuratia, da esser dati a chi et quando ordenerò qui di sotto: che voglio tutti siano di uno de la mia caxa, et se altro non ordinarò, voglio i siano di Marin Sanudo fiol di Lunardo mio fradello, qual non ha uno anno, e li siano serati et ligati fino che l’haverà anni XX, e per li Signori Procuratori tutti ge siano consignati.

Item lasso alla chiexia de missier san Sebastian una dignissima reliquia de uno osso di miss. san Sebastian, qual havea la dogaressa da chà Moro fo da chà Sanudo, et la caxa nostra sempre è sta preservada di peste, et non ge l’havendo dato in vita, voio el ge sia dato, perché cussì fici vodo in la mia malatia di dargelo; a li qual frati prego li sia fatto un bel tabernaculo.

Item voio che tute le mie scriture, qual è in una cassa in una camera, quelle di momento li sia fatto Inventario et ben custodite in la Procuratia, perché per questo si potrà veder la facultà mia et defenderla da chi mi volesse molestar, et etiam recuperar quello diebo aver; perché io sempre ho ateso a cose di Stado et scriver et componer, come si vede per tanti libri scritti di mia mano.

Et aziò li mei Comessarij sapi la facultà mia oltra il mobile di caxa et libri, io farò nota per instruirli dil tutto, perché son certo poi la mia morte molti dimanderano, che in vita mai non li ha bastà l’animo di aprir la bocha. Io mi atrovo stabile libero in san Jacomo de Lorio, videlicet parte di la caxa dove habita sier Hieronimo Sanudo fo de miss. Antonio, mio nepote. Item, in san Simion Grando la mità dila caxa, dove habita sier Lunardo mio fradello, et la mità di do caxete picole.

Item l’hostaria dila Campana, la mia parte di la qual Lunardo scuode i fitti, et do botege da basso, e una ave sier Andrea Sanudo per certo impiastro a le Cazude, che si pol recuperar, come il tutto apar in la condition mia alli X Savij; et dechiaro Lunardo et mi come residuarij de mia madre dovemo haver su la caxa libera, habita sier Hieronimo Sanudo, li zercha ducati 1000, che le fesemo investir, sichè hessendo expedita vien esser tutta nostra, et non l’havendo io in vita expedita, li mei Commessaij la potrà far expedir, overo li residuarij.

Item la mia parte di l’hostaria di la Campana, Lunardo ha scosso tanti anni el fitto in locho dila soa parte fo venduta per mi, et mai è stà translatà dil mio nome; perhò li mei Comessarij vederà quelle raxon, fazendo la justitia sia fatta a tuti.

Item diebo haver come successor di madona Marina fo nostra sorella per la mia parte quello mi tocha di ducati 400: la qual facultà havè miss. Alvise et miss. Antonio, mij fradelli, ne mai ho auto 0: ho la succession, l’è vero; havi ducati 32, da sier Andrea Sanudo fo de miss. Alvise e li feci el ricever, chiamandomi suo debitor, volendo meterli a sto conto, son contento, dandomi il resto, et non achade far altro che, messa la succession ali Sopra gastaldi, intrometer in lhoro man li danari, et tunc si venirà in resto; e li tre scritti, l’ha di mia man, sarano anullati.

Item diebo aver da tutti tre mij fradelli per spexe ho fato nel fabrichar la caxa dove habbito, como apar per li mei libri, di le qual lhoro die pagar le so parte; et a questo son certo non dirano altro, che io ho spexo di la mia dota, et è raxon mi refazino.

Item con Lunardo mio fradello ho da contar con lui di quello l’ha scosso, di le caxe da san Simion, fo di nostra madre, da poi la sua morte in qua, e meter a conto la mia parte dil fito di la caxa l’habita al presente, et di questo sarà pocha faticha a contar insieme.

Item, dechiaro dover haver da sier Zuan Malipiero fo de miss. Polo, fo nostro cugnado, da poi la sua morte per conto di do terzi di dota, ducati 2000, per Sanuda fo nostra sorella, li qual lassò a Lunardo et mi, da poi la morte dil prefato suo marido.

Item diebo aver la mità di ducati 250, che una Lugretia Malipiero fo de miss. Domenego lassò ala prefata Sanuda, et altri danari conditionati che avè di beni de nostra madre, che poi la morte di essa Sanuda vien a nui fradelli: l’è vero si ha a bater ducati 200 ne lassò a nui fradelli, et li havemo hauti, et ducati 60 lassò a do mie fie naturali, et una di Lunardo, li qualli si havè: io ho levà la vadìa di ducati 2000, et da poi la morte dil prefato miss. Zuan Malipiero si potrà scuoder li ditti danari, di qualli ducati 500 ho datti per doti di le do mie fie naturali che maridai.

Item per la restitution di la dota dila quondam Cecilia di Prioli fo mia moier fo levà la soa vadìa, et poi al Zudegà; et sua fiola fo maridà in sier Vicenzo Malipiero che morite, et par li diebba dar per resto ducati 560 inzircha, et fu fato investir al Proprio tutto el mio stabile in Rialto et in San Jacomo di Lorio, né fece poi altro perché avè chiamori, et monstrai al prefato sier Vicenzo le raxom mie et la cosa è scorsa; sichè contando insieme restarà aver pocho come apar in le scriture tenute tute in uno: per tanto priego li Signori Procuratori difendi la mia Comessaria, et dechiaro li fici carta di dota di ducati 2000, per li do terzi, et morta la ditta mia moier l’avè soa fiola per ducati 1400 e più, come apar per uno Instrumento mi fece la soa Comessarìa, et la heriede per man di sier Hieronimo di Bossis nodaro, e da poi ho pagato alcuni legati che se dia meter a conto di la dota.

Item spesi in lite con li Prioli soi fradelli come commesso di la Comessaria qm. sier Hieronimo Barbarigo fo suo primo marito a beneficio di Helena sua fiola qual è herede di suo padre e di sua madre; etiam con altri, sì in Palazo come in Quarantia et nel Collegio dille biave et davanti li zudexi arbitri, in avochati e altri, come tuto apar per uno conto: son creditor zercha ducati 300, che di tutti la prefata Helena mi è debitrice et die andar al incontro dila restitution dila dota, perché de la mia dota li spexi, et ancora ho alcune cartoline contra li Prioli per ducati 34.

Item diebo haver da lei per spexe di bocha li fici tenendola in caxa cum una sua schiava chiamada Barbara, (che non hessendo io suo parente la raxon vuol io non li fazi le spexe dil mio) et stete anni 5 in zercha, sichè tutto si ha contar et poner a conto, oltra che si ha a meter a conto uno forzier de robbe di valuta che era nel Monastero di Santa † di Veniexia overo San Francesco di la †, che mi fo dà in dota et con danari et arzenti, e poi la morte di ditta mia moier, Helena lo tolse et lo portò a caxa, in caxa di miss. Cabriel Emo, come sa le moier de miss. Hieronimo Dandolo e di miss. Thoma Donado e Barbara fo schiava e le munege proprie di la †, sichè dil tutto si ha à contar insieme, et dovendo lei haver, voio sia pagata, per esser carga di fioli.

Item dechiaro che diebo haver assà danari da sier Andrea Sanudo fo de miss. Alvise come heriede di suo padre, per conto di la administration di la facultà dil qm. nostro padre et per conti di viazi di Damasco, come tutto apar per i libri et scriture io ho ordinatamente, et li conti di viazi autentici qualli non fo posti in libro, et io fici far uno libro di questo; il qual credito è per mità con Lunardo mio fradello e mi; per tanto, se in vita mia non averò visto queste raxon, Lunardo le vorà veder, et li Comesarij mij li darà ogni scritura a questo pertinente, per expedir la cosa; et son certo Andrea mio nepote non si partirà dal dover, per esser honesto, tutti habbi il suo; et ancora è interesse di sier Hieronimo Sanudo fo de miss. Antonio.

Ultimo loco voio li mei Comesarij siano instrutti si per caso Lunardo mio fradello volesse muover lite alcuna alla mia Comessaria per virtù di certi Instrumenti di debito non veri, che fezi ala qm. mia madre za molti anni, per haver qualche danaro di lei, hessendo alhora zovene e voleva spender, et per ogni 10 over 15 ducati la mi deva, mi chiamava debitor de ducati 100; la qual mia madre molti anni scosse la mia parte dil fitto di l’hostaria di la Campana et bottege: et dico, prima quando avi questi danari era in fraterna con Lunardo, poi l’è passà il tempo de anni XXX deli Instrumenti, quali per le leze è di niun valor ... fosse sententià a le leze ducati 100 per parte di uno Instrumento: et questo fici aziò si havesse il chiamor su la investison fece sier Vicenzo Malipiero dil mio stabele per conto dil zudegà della qm. Cecilia fo mia moier; unde si havè chiamor et non seguì altro. Et è da saper cum ditto Lunardo ho da contar quello l’ha scosso di fitti ha san Simion, da poi la morte di mia madre in qua; et diebo aver la mità dila caxa l’habita, zoè il fito, e la mità dil fito di una altra caxeta: l’è vero che la sua parte di hostaria di la Campana et tre botege da basso soe, fo vendute per mia causa per un debito havia con sier Zuan Soranzo, et dita parte la comprò sier Antonio Sanudo et sier Andrea a raxon di 8 per 100, che li stabili di Rialto val 3 per 100, et di questi danari ditto sier Lunardo tolse zercha ducati 100 per pagar diversi Officij dove l’era debitor: unde voio di fiti scossi non li sia dimandà alcuna cosa, ma ben voio sia recuperata la soa parte fo venduta dil mio; et lui haverà la sua, et la mia Comessaria haverà la mia parte: son certo non sarà contrasto perché a mi mai fo fato cognito, e questo sarà un gran utile a la mia Comessaria: et è da saper sempre io ho pagà X.me e Lunardo scodeva li fitti, come apar a le Cazude et a li Governadori.

Il residuo veramente di tutti mij beni mobili, stabili, presenti et futuri lasso a Marco, Alvise et Marin mij nepoti fioli de sier Lunardo Sanudo mio fradello, con questo suo padre non muovi alcuna lite a la mia Comessaria; et movendo, ditti soi fioli siano privi, et ditto residuo vadi come per uno codizilo ordinarò.

Item lasso a sier Hieronimo da Canal nodaro per sua mercede di levar in publica forma ditto testamento, ducati cinque.

Io MARIN SANUDO, manu propria


CODICILLO


(Al tergo:)

1535. Codicillus magnifici dni. Marini Sanuto qm. dni. Leonardi.


(Testo:)

In Dei eterni nomine amen. Anno ab Incarnatione Domini nostri Yesu Cristi millesimo quingentesimo trigesimo quinto, Ind. IX, mensis vero Februarj, die Xma, Rivoalti.

Cum sit che nel 1533 Io Marin Sanudo habia fatto il mio ultimo Testamento de mia man propria et dado a sier Hieronimo Canal nodaro, adesso fazo questo Codicillo:

Prima lasso mio Comissario miss. Francesco Sanudo fo de miss. Anzolo, mio nevodo.

Item madona Lucretia Moroxini mia cuxina moier del m.co miss. Pandolfo. Item revoco quel capitolo de la cassella de libri lassadi a Marin Sanudo fio de mis. Lunardo mio fradello, condizionada, ma voio sia casso insieme cum il resto di libri. Quanto al mio studio, per haverlo disfatto, parte di libri venduti, parte pagado i credadori, perhò il capitolo dil Testamento cerca ditti libri dil studio sia revocado.

Item voglio che sia satisfatto le merzede a Anna et Justina mie servitrize in caxa, supra tutti, ale qual son obligatissimo.

Item el corpo sarà sepelido dove Dio me inspirarà, o a S. Zacaria dove havemo le arche nostre vechie, overo a S. Francesco dala Vigna in la ar cha fexi far a mia madre, cum quelle parole et epithaphio como appar per il Testamento. Et li sia azonto, dove dise: ne tu hoc despice quod vides sepulcrum; et perché el sepulcro non sarà fatto, voio sia messo: nec tu hoc despice quod non vides sepulcrum.

Item lasso al nodaro per sue fadige ducati doy. Né altro voio per hora ordinar. In el resto voio il mio Testamento sia fermo et stabile. Ceterum etc.

Signum vero praefati M.ci D. Marini codicillantis, qui hec fieri rogavit per me Detesalvum de Benzonibus not. pub. Venet., in domo sue habitationis posita in Confinio S. Iacobi de Luprio, in qua infirmus corpore, sed animo, mente et memoria sanus, jacebat.

= Io Bortolamio fu de Antonio da Bressa favro in la contrà de san Iacomo da Lorio testimonio pregado et zurado scrise.

= Io Michelin chalegharo fo de mistro Andrea chalegaro tedescho de la contrà de san Giachomo da Lorio testimonio pregado e zurado scrise.


Ego DETESALVUS DE BENZONIBUS pub. Ven. Not. rogatus scripsi.

Testes: magister Bartholomeus qm. Antonij de Brixia faber ferrarius, et Michael Cerdo qm. magistri Andreae Theutonici, ambo de confinio suprascripto S. Jacobi de Luprio, rogati et jurati.

Die iiij°. mensis Aprilis, anni 1536. Ind. 9ª

Lecta et publicata per me notarium publicum infrascriptum continentia ultrascripti Codicilli, in domo solitae habitationis ultrascripti qu. D. Marini Sanuto posita in confinio sancti Jacobi de Luprio, illius cadavere ibi prostrato, ad praesentiam et requisitionem ultrascriptorum Magnificorum D. Francisci Sanuto, et D. Lucretie Mauroceno Commissariorum ibi praesentium, et instantium. Commissarij ipsi, convenientibus respectibus, ut dixerunt, moti, maxime quia proprijs negotijs occupati, his que curam et administrationem Commissariae sibi ut supra commisse concernunt comode vacare non possunt, ab onere huiusmodi Commissiariae exonerandos duxerunt, et sic per praesens Instrumentum se exonerarunt, et uterque ipsorum exoneravit ac illud suscipere recusavit omni meliori modo etc. Rogantes etc.

Testes: D. Hieronymus Canalis not. Venetiarum, et D. Hieronymus Vallote qm. sier Joannis not. Bergomensis, rogati

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