Per coloro che tengono dietro al moto presente degli studi in Italia è di lieto augurio il vedere quest'ansia, questa operosità nel ricostruire il grande edificio storico della Patria. La storia fu detta essere la maestra della vita e il pane dei popoli forti; e in effetto l'investigare il passato fu sempre di quelli che hanno la coscienza della propria virtù e il sentimento dell'avvenire, al quale non si potrà mai, senza il soccorso della storia, avviarsi con coraggio e con sicura fidanza.
Ma se anticamente per dettare la storia era stimato sufficiente tener conto degli avvenimenti più solenni e registrare solo le gesta dei pochi che soprastavano, oggidì i tempi mutati impongono che si debba tenere diverso metodo e modo se non si voglia fare opera incompiuta e pressochè vana. Nelle storie antiche il racconto si aggira attorno ad un sol uomo, ad un fatto che è come centro nel quale vanno a confondersi tutte le fila dei fatti secondari. Invano ivi cercherete la descrizione della vita popolare, la storia della gran massa dei governati, senza dei quali non esisterebbero governi e che perciò appunto è, come altri disse, la prima, la vera, la più ampia materia storica. Quindi è che vediamo questo affaccenparsi per illustrare le leggi, i costumi, i dialetti, le tradizioni, i proverbi ed i canti dei popoli Italiani, che di storia ebber finora, si può dire, poco più che uno scheltro.
E restringendoci a parlare dei canti e della loro importanza, non possiamo a meno di ripetere le parole che Antonio Canini premetteva alla pubblicazione